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Adattarsi è meglio!

...a spalare ci pensiamo noi, a voi si chiede ben altro!

In Italia negli ultimi anni il clima sta cambiando velocemente e stiamo assistendo in rapida sequenza a tutta la gamma dei fenomeni meteorologici estremi, alluvioni seguite da siccità, seguite da ondate di gelo, seguite a loro volta da scioglimenti improvvisi delle nevi, con conseguenti piene anomale dei fiumi, con erosione e dissesto dei versanti, per non parlare delle pericolose ondate di calore estivo. Questo cambiamento avviene su un territorio reso fragile dall’enorme espansione edilizia degli ultimi decenni. Un’analisi dettagliata di questa situazione purtroppo non è disponibile, e questo è già un brutto segnale, manca cioè in Italia un adeguata struttura meteoclimatologica centrale di livello europeo, che sia capace di documentare adeguatamente la situazione e fornire proiezioni per il futuro, come invece esiste in Paesi anche molto più piccoli del nostro. Esistono tante strutture tutte separate e tutte troppo piccole, come il servizio dell’Aeronautica militare, la Protezione civile, l’ex Ucea (ora Cra-Cma) al Collegio Romano, un piccolo gruppo clima all’Ispra, e si potrebbe continuare citando Cnr, Enea, Ingv, senza trascurare i servizi meteo organizzati in questi ultimi venti o trent’anni da molte Regioni. E’ evidente che il settore meteoclimatico nazionale andrebbe ristrutturato e accorpato per fronteggiare adeguatamente il cambiamento climatico (che purtroppo non presenta orizzonti di miglioramento del quadro né a breve né a medio termine) e gli eventi estremi meteorologici che esso comporta. Anche le Università non sembrano reagire adeguatamente alle necessità di questo settore, basti pensare che ad Agraria in Italia non si riesce ad insegnare la climatologia, e a Fisica credo che l’esame di Meteorologia si possa sostenere solo a Roma! Un altro brutto segnale è che il Paese sembra incapace di reagire ai mutamenti del clima con un’adeguato cambiamento della propria organizzazione sia nella vita di tutti i giorni che nelle continue “emergenze”. Negli altri Paesi d’Europa sono stati discussi e varati piani pluriennali di “adattamento” ai cambiamenti climatici di ampia portata, di cui in Italia non c’è traccia. I francesi per esempio hanno attivato un complesso Piano quinquennale 2011-2015, con una verifica nel 2013. E’ ora di mettere queste faccende in agenda, cari politici di ogni ordine e grado!

Oui, je suis electrique!

ah, le francesi!

(Angelo Salsi, da Bruxelles)

Oggi ho provato per la prima volta una vettura elettrica, una Renault Fluence. Non si tratta dell’ennesima “concept car” che vediamo al salone di turno da decine di anni e che poi non arriva mai sul mercato. Si tratta di una vettura completamente elettrica regolarmente commercializzata. Ce ne sono altre sul mercato: Peugeot, Citroen, Nissan Leaf, e altre ancora sono annunciate.  La grande differenza è che Renault ti vende il guscio della Fluence ad un prezzo simile alla sua sorella diesel, mentre le batterie le noleggi per circa 80€ al mese. Le prestazioni sono perfette per una city car: 150 km di autonomia, 6 ore la ricarica a casa o 30 minuti con una stazione di ricarica rapida. Emissione durante l’uso zero e assenza d’inquinamento sonoro.
La prova: meglio di quanto avevo letto! Una ripresa da fare invidia a molte macchine sportive, a basse velocità non senti nulla, mentre oltre i 70 incominci a sentire un poco il rumore causato dal rotolamento delle ruote ed il fruscio dell’aria. In ogni condizione puoi comunque ascoltare Mozart a volume basso come a casa tua. Un comfort perfetto con tutti i gadget di qualsiasi altra vettura, ma niente tubo di scappamento! Una guida “zen”! Ti senti molto più rilassato e ti comporti di conseguenza per la strada: senza marce, senza rumore.
Perché questa descrizione quasi da Quattroruote? Perché quello che sembra ancora oggi un “esperimento” sta invece diventando realtà. Io, tu e tutti noi quando acquisteremo la prossima vettura sarà meglio che ci facciamo un pensierino a buttare nel cestino il nostro caro vecchio motore a combustione. Pensate alla vostra città in cui circolano solo vetture elettriche. Chiudete gli occhi e immaginatevi l’incrocio che vedete (o meglio sentite) tutti i giorni dalla finestra. Immaginate di essere il sindaco di Milano o Bologna e potervi permettere il lusso di non dover pensare alle polveri sospese ed alla chiusura al traffico.
Fate poi ancora un esercizio di fantasia ed immaginate il tetto del vostro condominio coperto da pannelli fotovoltaici e le colonnine di ricarica rapida a disposizione dei condomini che circolerebbero così “carbon free”.
Bene riaprite gli occhi e ditevi che tutto questo sarebbe possibile persino in Italia.
Dal canto mio vi posso garantire che a settembre di quest’anno appena uscirà la piccola city car elettrica di questa serie sarò tra i primi ad ordinarla, mandando in pensione la mia vecchia 4 cilindri, e subito dopo scatterà il piano B, con i pannelli fotovoltaici sul tetto.
E per quelli che pensano che questa soluzione sia buona solo per andare a fare la spesa la risposta è già stata pensata: in un primo tempo la casa automobilistica fornirà ad un prezzo stracciato una vettura tradizionale a noleggio per quei (generalmente pochi) lunghi viaggi e poi ci saranno dei sistemi di scambio delle batterie per strada che in tre minuti  rimpiazzano la batteria scarica con quella carica. Lo stesso tempo e fatica che per fare il pieno.
Spero di avervi incuriosito o almeno di avervi fatto sognare per un attimo.

Gas di schifo, pardon, di scisto

ma che bella schifezza...

Secondo Wikipedia lo scisto bituminoso (oil shale) è una roccia sedimentaria facile a sfaldarsi, talmente ricca di bitume e altre sostanze organiche fossili, che la si può anche usare direttamente come combustibile. Siccome le fonti fossili tradizionali tendono inevitabilmente a inaridirsi e/o a divenire sempre più difficili e pericolose da raggiungere, ecco che da diversi anni l’industria estrattiva d’oltreoceano ha rivolto la propria attenzione a surrogati quali gli scisti e le sabbie bituminose (Canada) per estrarne petrolio, o i depositi di gas naturale incorporati nello scisto (shale gas dicono gli americani). Sono forme particolarmente sporche di procurarsi l’energia, anche se i sistemi più tradizionali non sono poi così puliti (qualcuno ricorda il golfo del Messico?). Per esempio l’estrazione di gas dagli scisti necessita l’iniezione nel sottosuolo di grandi quantità di acqua mista a sostanze chimiche ad alta pressione (tecnica della frantumazione idraulica, che i soliti americani chiamano fracking) ed è oggetto di forti contestazioni per le ripercussioni ambientali (inquinamento delle falde acquifere, liberazione incontrollata di metano in atmosfera), tanto che per esempio il Quebec ha recentemente sospeso le attività estrattive in attesa di approfondimenti scientifici mentre ieri l’assemblea nazionale ha votato il divieto di questa tecnica estrattiva nel sottosuolo francese. L’impressione in effetti è che stiamo raschiando il fondo del barile e che fondo sia particolarmente schifoso. Meglio il vento e il sole, no?

Siccità, e siamo solo in maggio

Nathalie è "davvero inquieta"

In Francia c’è grande proccupazione, secondo le Monde per il ministro dell’ecologia Nathalie Kosciusko-Morizet che la Francia sia così asciutta in questi giorni è l’ennesimo segnale del riscaldamento climatico in atto. A parte la stranezza di intitolare un ministero all’ecologia (che è una scienza) invece che all’ambiente (che è un tema anche politico) le proccupazioni della bella Nathalie sono giustificate: in molte zone dell’Esagono (così i francesi chiamano talvolta il proprio paese) i terreni sembrano nelle condizioni di luglio, non certo in quelle primaverili. In effetti in aprile la Francia è stata colpita da un’ondata di caldo inusitata, con pochissima pioggia. Il punto è che il fenomeno si è verificato anche da noi. Qui in Emilia il 9 aprile scorso i termometri hanno toccato i 33 gradi, una temperatura assolutamente folle per quella data. Anche domenica scorsa 8 maggio il mercurio è salito ai trenta e anche da noi stranamente non piove da quasi due mesi, ma non c’è alcun ministro o ministra che se ne preoccupi. Mavalà?

Basta con le gentilezze

C'è poco da ridere...

E’ ora di piantarla con i colpi di fioretto e con l’eccesso di cortesia. I climatologi vengono attaccati brutalmente con calunnie e menzogne, persino i loro dati vengono deformati ad arte per costringerli a dire ciò che non dicono affatto e quindi è necessario che rispondano “pane al pane”. Cosi riassumiamo il pensiero di Sylvestre Huet, quotato giornalista scientifico francese di Libération, che nel suo libro “L’impostore è lui” demolisce il ben più famoso (in Francia) libro di Claude Allègre “La frode climatica”, che tanto successo sta avendo oltralpe e che, sono sicuro, qualche editore italiano farà presto comparire anche da noi. Con il permesso di Huet pubblichiamo di seguito la traduzione di un suo recente intervento pubblico che, oltre ad elencare i misfatti di Allègre, si pone importanti domande sulla qualità e la correttezza dei media quando parlano di clima. Continua a leggere Basta con le gentilezze

Di nuovo maltempo e morti in Francia

...l'occhio del ciclone, a pochi passi da Saint-Tropez...

Con punte di 380 mm (litri per metro quadrato) di pioggia in meno di un giorno la città di Draguignan e altri centri nell’entroterra della Costa Azzurra sono finiti sott’acqua, le vittime accertate finora sono quindici venticinque e i danni molto gravi. Definito del tutto insolito per la stagione, il nubifragio, alimentato dal gran calore presente sul Mediterraneo, ha colpito di notte generando molto spavento nella popolazione, il blocco della circolazione ferroviaria ed estese interruzioni di corrente. In Francia quest’anno è il secondo grave episodio di allagamento improvviso con vittime, dopo quello capitato sulla costa atlantica lo scorso febbraio.

L’impostore climatico

Et maintenant, Claude?

In Francia impazza la polemica, da una parte Claude Allègre, geochimico ed ex ministro socialista, sostenuto dalla stampa di destra, dall’altra tutti i climatologi francesi, con un chiaro sostegno della stampa progressista. Dopo l’uscita in febbraio del suo libro “L’imposture climatique” (l’imbroglio climatico), infarcito di manipolazioni ed errori denunciati da diversi scienziati e riportati sistematicamente nel blog scientifico di Liberation, è comparso il mese scorso in libreria il testo “L’imposteur, c’est lui” (l’imbroglione  è lui) dove Sylvestre Huet, giornalista scientifico e animatore del blog passa in rassegna tutte le malefatte di Allègre. Perché la stampa di destra sostenga un negazionista così facilmente contestabile si spiega piuttosto linearmente: la questione climatica implica la messa in stato di accusa del sistema energetico attuale, sostanzialmente basato sulle fonti fossili, intorno alle quali ruotano interessi economici giganteschi, non solo in Francia ma in tutto il pianeta. Il capitalismo delle multinazionali petrolifere teme che il progresso delle rinnovabili e del risparmio energetico, unito all’imposizione di tasse sul carbonio e altre limitazioni alle emissioni possa determinare la rapida diminuzione e persino scomparsa dei propri enormi profitti. Questione di pecunia, come al solito.

Cuocere a fuoco lento

...un caso esemplare?

Se uno fissa la lancetta dei minuti, è praticamente impossibile vederla muoversi, ma basta distrarsi un momento per scoprire che si è spostata, e magari si è fatto tardi. Una cosa simile accade con i figli, i genitori che li hanno intorno tutti i giorni non se ne accorgono, ma chi li vede ogni tanto appena entra in casa esclama “Dio, come sono cresciuti!”. È così anche col clima, giorno per giorno ci cuoce a fuoco lento e nessuno se ne accorge, distratti come siamo dalle oscillazioni quotidiane tra maltempo e bel sole, ma basta ripercorrere i dati degli ultimi decenni, come fanno i climatologi, per scoprire che la temperatura è cresciuta a velocità allarmante, per esempio un grado in vent’anni, come si può leggere nel recente atlante climatico della regione Emilia-Romagna. Cosa vuoi che sia un grado, direte voi, quando si può passare da zero a venti gradi nell’arco di un mattino primaverile… Invece se questo grado nel giro di altri vent’anni diventano due, è come se l’Emilia fosse climaticamente “scesa” a Roma (senza i vantaggi del ponentino), e se a fine secolo diventano cinque, ecco che l’Emilia è arrivata in Africa, e i nostri nipotini con lei. In sostanza la lancetta continua impercettibilmente a scivolare verso il caldo insopportabile, anche se noi terrestri parliamo d’altro, anzi proprio perché noi parliamo d’altro, invece di pensare a come staccare la spina all’orologio del cambiamento climatico che abbiamo inavvertitamente acceso, dando fuoco ogni giorno, come facciamo, a ben 85 milioni di barili di petrolio, a non so più quante navi di carbone e chilometri cubi di gas. Tutta colpa dei cinesi, si dice in giro, e nessuno riflette che ormai ogni cosa che compriamo qui da noi (dalle sorpresine Kinder fino ai computer come quello che uso per scrivere queste note) è fatta in Cina, su ordinazione occidentale. I cinesi non sono certo responsabili delle oltre 500 miliardi di tonnellate di CO2 scaricati in aria da noialtri prima che cominciasse il loro recente sviluppo industriale. Ma da sei mesi in Cina c’è una spaventosa siccità nelle zone normalmente più piovose del sud, e in Brasile sono cadute in qualche giorno sulle favelas di Rio piogge mai viste prima per quantità e periodo. Ma non tocca solo ai poveri: solo poche settimane fa, mentre eravamo distratti del terremoto cileno, i francesi hanno avuto oltre cinquanta morti e danni enormi sulla costa atlantica quando la tempesta Cinzia ha disfatto le dighe litoranee (foto) e portato l’Atlantico in casa alla gente che ci dormiva tranquilla. L’ondata di calore dell’estate 2003 ha fatto oltre 50mila morti in Europa, di cui 18mila da noi, nel ricco nord Italia, ricordate? Allora, è la fine del mondo? Non ancora, credo, ma se non ci svegliamo potrebbe diventarlo presto. Le soluzioni ci sono ma bisogna costringere la politica a mettere subito il problema in agenda, e questo possiamo farlo solo noi, se da cittadini isolati diventiamo opinione pubblica.

Negazionismo alla francese

In rosso l'originale, in nero la falsificazione

Scoppia in Francia il caso Allègre, negazionista climatico e primo autore del recente libro “L’imposture climatique”, che è stato beccato a falsificare ad arte un grafico prodotto dal climatologo svedese Hakan Grudd, il quale lo ha pubblicamente denunciato per condotta disonesta. Il grafico in questione serviva a Claude Allègre per sostenere la tesi che mentre l’anidride carbonica aumenta le temperature invece no. La modifica non solo consiste nell’abbassare la crescita finale della temperatura ma si spinge fino a introdurre una “previsione” di ulteriore riduzione, del tutto assente nei dati originali dello scienziato svedese. Oltretutto Grudd nella sua denuncia ci tiene a chiarire che i suoi dati si riferiscono alla sola Scandinavia e non sono rappresentativi dell’intero pianeta, come invece cerca di insinuare Allègre nel suo libro.

Un mare di vento

...mare eolicum...

Mentre proseguono a pieno ritmo le installazioni di centrali eoliche marine in prossimità della Danimarca, che vanta il primato di paese più eolico del modo in base alla potenza installata procapite, Le Monde dà notizia di recenti accordi internazionali in corso tra i paesi rivieraschi o prossimi al mare del Nord. Questa zona d’Europa è un autentico scrigno di energia eolica, che potrà essere distribuita dove serve per mezzo di una nuova super rete elettrica internazionale che unirà Belgio,  Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi-Bassi, Svezia e Regno Unito, paesi che nello scorso dicembre 2009 si sono uniti per formare la North Sea Grid Initiative.  Uno degli aspetti più interessanti del nuovo sistema elettrico nordeuropeo è il ruolo di gigantesca “batteria” svolto dal sistema idroelettrico norvegese, che può stoccare l’energia elettrica eolica disponibile in eccesso rispetto alla domanda ripompando l’acqua a monte delle proprie dighe negli impianti idroelettrici per poi rimetterla nella rete alla bisogna, un metodo utilizzato spesso anche in Italia (ma con energia elettrica prodotta… da fonti fossili).