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Oui, je suis electrique!

ah, le francesi!

(Angelo Salsi, da Bruxelles)

Oggi ho provato per la prima volta una vettura elettrica, una Renault Fluence. Non si tratta dell’ennesima “concept car” che vediamo al salone di turno da decine di anni e che poi non arriva mai sul mercato. Si tratta di una vettura completamente elettrica regolarmente commercializzata. Ce ne sono altre sul mercato: Peugeot, Citroen, Nissan Leaf, e altre ancora sono annunciate.  La grande differenza è che Renault ti vende il guscio della Fluence ad un prezzo simile alla sua sorella diesel, mentre le batterie le noleggi per circa 80€ al mese. Le prestazioni sono perfette per una city car: 150 km di autonomia, 6 ore la ricarica a casa o 30 minuti con una stazione di ricarica rapida. Emissione durante l’uso zero e assenza d’inquinamento sonoro.
La prova: meglio di quanto avevo letto! Una ripresa da fare invidia a molte macchine sportive, a basse velocità non senti nulla, mentre oltre i 70 incominci a sentire un poco il rumore causato dal rotolamento delle ruote ed il fruscio dell’aria. In ogni condizione puoi comunque ascoltare Mozart a volume basso come a casa tua. Un comfort perfetto con tutti i gadget di qualsiasi altra vettura, ma niente tubo di scappamento! Una guida “zen”! Ti senti molto più rilassato e ti comporti di conseguenza per la strada: senza marce, senza rumore.
Perché questa descrizione quasi da Quattroruote? Perché quello che sembra ancora oggi un “esperimento” sta invece diventando realtà. Io, tu e tutti noi quando acquisteremo la prossima vettura sarà meglio che ci facciamo un pensierino a buttare nel cestino il nostro caro vecchio motore a combustione. Pensate alla vostra città in cui circolano solo vetture elettriche. Chiudete gli occhi e immaginatevi l’incrocio che vedete (o meglio sentite) tutti i giorni dalla finestra. Immaginate di essere il sindaco di Milano o Bologna e potervi permettere il lusso di non dover pensare alle polveri sospese ed alla chiusura al traffico.
Fate poi ancora un esercizio di fantasia ed immaginate il tetto del vostro condominio coperto da pannelli fotovoltaici e le colonnine di ricarica rapida a disposizione dei condomini che circolerebbero così “carbon free”.
Bene riaprite gli occhi e ditevi che tutto questo sarebbe possibile persino in Italia.
Dal canto mio vi posso garantire che a settembre di quest’anno appena uscirà la piccola city car elettrica di questa serie sarò tra i primi ad ordinarla, mandando in pensione la mia vecchia 4 cilindri, e subito dopo scatterà il piano B, con i pannelli fotovoltaici sul tetto.
E per quelli che pensano che questa soluzione sia buona solo per andare a fare la spesa la risposta è già stata pensata: in un primo tempo la casa automobilistica fornirà ad un prezzo stracciato una vettura tradizionale a noleggio per quei (generalmente pochi) lunghi viaggi e poi ci saranno dei sistemi di scambio delle batterie per strada che in tre minuti  rimpiazzano la batteria scarica con quella carica. Lo stesso tempo e fatica che per fare il pieno.
Spero di avervi incuriosito o almeno di avervi fatto sognare per un attimo.

Il clima che cambia spiegato ai ragazzi (8)

butta il suv e monta in sella!

Energia senza carbonio: consumarne meno

Una cosa grave che capita con l’energia è che moltissima di quella prodotta bruciando combustibili fossili viene sprecata senza alcuna utilità. Un esempio clamoroso è quello dei motori a scoppio, che hanno un rendimento talmente basso da buttare via  tre quarti dell’energia contenuta nel carburante. Continua a leggere Il clima che cambia spiegato ai ragazzi (8)

Addio Fiat

...non è una Fiat...

Caro Marchionne,
secondo me lei di auto capisce molto ma di clima zero.
E siccome per l’umanità il clima è più importante delle auto, la faccenda è seria. Il clima ha condizionato lo sviluppo e la decadenza di intere civiltà e ora rischia di determinare la possibile estinzione della civilizzazione contemporanea, in buona parte proprio a causa delle auto, in particolare a causa dei dannati motori a scoppio, che da Ford in avanti hanno coinciso con il concetto stesso di automobile.
Fu infatti Henry Ford (quell’antisemita filonazista) a decidere che non valeva la pena di continuare a insistere con le auto a batteria, che in verità esistevano già, anzi furono le prime a circolare per le strade d’America a fine Ottocento, e che era meglio darci sotto con il Modello T. Da allora a oggi sono migliaia i modelli che l’industria dell’auto ci ha propinato, ma tutti indistamente sotto il cofano portavano e portano un motore a scoppio.
Da qualche anno però, complice l’aumento esasperato del petrolio (ora di nuovo oltre i 90 $ al barile) e una certa attenzione del pubblico alle questioni ambientali (pare che in una recente inchiesta oltre due terzi degli intervistati abbiano dichiarato che preferirebbero un’auto pulita a parità di altre condizioni) le case automobilistiche hanno seriamente cominciato a progettare per l’autotrazione elettrica.
Ma lei no, lei invece a Torino vuole produrre Suv, cioè macchinoni pesanti ed energivori, con dei grossi motori a scoppio, l’opposto di quel che serve al clima (the opposite of sex, per parafrasare un vecchio film) e di quel che serve a noi, che sul clima ci facciamo un certo affidamento per la sopravvivenza nostra e dei nostri discendenti.
E così facendo determina anche un destino di arretratezza e decadenza per la sua (?) fabbrica italiana (?) di automobili. Sono altri infatti (per esempio Citroen e Renault, tanto per citare la concorrenza più vicina) ad esibire in casa nostra i loro ultimi modelli, comodi, piccoli, eleganti, ma soprattutto elettrici. Cioè adatti a circolare nell’inquinatissima Val Padana, adatti ad essere riforniti di corrente possibilmente prodotta con le fonti rinnovabili, comunque assai più efficienti, duraturi, semplici e puliti delle fumose caffettiere a scoppio che lei vuole continuare a rifilarci. E noi cominceremo a comprarle quelle auto elettriche, visto che nel giro di poco nelle nostre città compariranno le colonnine di ricarica. E così la Fiat venderà sempre meno e noi importeremo sempre più dall’estero.
Forse anche di auto lei in fondo non è che poi capisca così tanto.
Cordialmente

Fare un’autostrada, disfare la Maremma

...che croce 'sto ministro, pardon, sindaco...

Da molti anni il sindaco di Orbetello, e incidentalmente ministro della Repubblica, Altero Matteoli combatte l’aspra battaglia per la realizzazione dell’autostrada tirrenica. Un nastro d’asfalto parallelo all’antica consolare romana, all’Aurelia tradizionale e alla super Aurelia a quattro corsie che già esistono tra Grosseto e il Lazio, in piena Maremma. Non combatte da solo però. Ha il completo sostegno della “rossa” regione Toscana, che evidentemente intravede buone possibilità di affari per le cooperative cementiere. C’è un solo ostacolo agli amorosi sensi autostradali tra destra e sinistra, e si chiama Tremonti, il quale ha bloccato il piano per motivi meramente finanziari: in pratica l’autostrada dovrebbe essere costruita dalla società SAT di Benetton, che avrebbe la gestione e gli incassi fino al 2046, anno nel quale la restituirebbe allo Stato per la modica cifra di 3,7 miliardi di euro cioè esattamente quanto dovrebbe costare la costruzione, anzi forse qualcosina in più. Questo rimborso finale ha fatto scattare il veto del Tesoro. Ora però, a parte le questioni finanziarie, a chi serve questa autostrada? Non è sufficiente sistemare l’Aurelia, allargandola e mettendola in sicurezza là dove serve, preservando gli splendidi paesaggi maremmani dalla cementificazione? Tirrenica maiala!

Addio ai pistoni

...e se lo dice lui...

Sembra un tipo che sa il fatto suo, si chiama Nobuo Tanaka, è il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia e ha recentemente dichiarato che la fine per il motore a scoppio si avvicina, anzi ha dato anche una scadenza, il 2050. I segnali ci sono già, ieri al semaforo ero circondato da due auto ibride e preceduto da un freeDuck, curioso carrozzetto elettrico targato Ducati Energia, e oggi ho portato il pulmino elettrico dell’ufficio (un costosissimo Porter Piaggio) al centro assistenza, per un’occhiata alle batterie. Il tramonto del motore a scoppio è essenziale per tutti noi, i rumorosi pistoni sono spaventosamente inefficienti, pensate che sprecano in calore l’80% dell’energia contenuta nel carburante, mentre un buon motore elettrico può convertire in movimento ben il 90% della corrente ricevuta dalle batterie. Altro vantaggio essenziale per il motore elettrico è che può essere alimentato con fonti rinnovabili, solari, eoliche, idroelettriche ecc. Ancora, il motore elettrico è semplice, duraturo e leggero. Infine i veicoli elettrici non emettono gas di scarico… comodo per l’asfissiante Val Padana. Capito cari politici?

Basta polveri in Val Padana

...è ora di fare un po' di pulizia...

Le voci polemiche che hanno accompagnato la chiusura di molte città del nord al traffico lo scorso 28 febbraio hanno parlato di inutilità o di azioni sporadiche e hanno invocato “provvedimenti strutturali“, senza peraltro spiegarli molto bene. Ma cosa c’è davvero da fare per combattere l’inquinamento da polveri nell’area padano-veneta e le migliaia di morti di tumore che provoca ogni anno ? Quelle che seguono sono le mie personali opinioni sulla questione espresse in modo schematico, per non tediare.

1) di polveri si muore, molto più che di incidenti stradali

Bisogna anzitutto comunicare chiaramente e con continuità alla popolazione quali sono le conseguenze sanitarie (ed economiche) dell’inquinamento atmosferico da polveri (almeno settemila morti l’anno nelle 13 principali aree urbane d’Italia secondo l’Oms, 200 morti l’anno nella sola provincia di Bologna secondo la locale Ausl) e quali sono le fonti che lo generano (essenzialmente i motori diesel, e solo in seconda battuta altri motori a scoppio, riscaldamenti, industrie e fuochi di legna).

2) fermare i motori diesel

Tutta l’area padano-veneta, per la sua conformazione geografica e per la pressione antropica dovuta all’alto numero di residenti, alle attività produttive e ai numerosi assi stradali e autostradali, e altre infrastrutture di trasporto persone e merci, soffre di un enorme emissione e ristagno di polveri da motori diesel, in particolare dovuti ai camion e furgoni, alle auto e da ultimo anche ad altri mezzi di trasporto quali le navi in Adriatico, autobus e treni a nafta (incredibile qui a Bologna l’uso continuato di simili mezzi da parte delle ferrovie regionali). L’intera area padana andrebbe in sostanza considerata come una vasta ZTL (zona a traffico limitato) nella quale provvedere alla rapida proibizione e sostituzione dei diesel con altri motori molto meno inquinanti.

3) incentivare l’elettrico (su ferro e strada) e in subordine il metano e gpl

I motori da utilizzare in Val Padana esistono già, sono quelli elettrici, caratterizzati dalla mancanza di emissioni di fumo (e bassissimi livelli di rumore, oltre che costi di gestione alla lunga vincenti). La diffusione dell’elettrico dovrebbe avvenire soprattutto nelle zone urbane, in primis ad opera di enti pubblici (ottimo l’esempio di Reggio Emilia che ha sostituito negli anni scorsi il parco veicoli comunale con mezzi elettrici a noleggio, peraltro con notevoli risparmi economici, dell’ordine di mille euro al giorno). Notevoli per tassisti e privati i vantaggi delle auto ibride (elettrico e benzina) che fanno pochissime polveri e battono quasi tutte le altre anche in termini di consumi.

3) incentivare sul serio la mobilità pedonale, ciclabile e pubblica (anche questa elettrica)

4) disincentivare il trasporto merci su gomma incentivando quello su ferro (e quello in bici nelle città)

5) diffondere la generazione fotovoltaica di massa su capannoni e posteggi, e soprattutto quella eolica sui monti e in mare (dove il vento non manca) e chiudere progressivamente le mostruose centrali termoelettriche che appestano l’aria dell’Italia del nord (e non solo quella).

Naturalmente tutti questi provvedimenti strutturali condurrebbero anche a una riduzione delle emissioni serra, non immediata ma nel giro di qualche anno, una volta ammortizzati gli effetti iniziali dovuti ai nuovi veicoli e sistemi. Si potrebbe andare avanti ancora ma mi fermo qui, in attesa di reazioni.

Qual è l’auto migliore?

Vive la difference...

L’auto migliore è quella che non viene fabbricata. Ciò detto, in seconda posizione c’è l’auto pubblica (taxi o noleggio o car sharing) ad alimentazione elettrica, seguita da quella a gas metano, poi a gpl oppure ibrida, e da ultimo a benzina (il diesel lo togliamo proprio dalla lista perché inquina troppo).
Se proprio dobbiamo averla privata l’auto migliore è quella piccola, vecchiotta o di seconda mano (vedi sopra per l’alimentazione) e una sola per famiglia. In sostanza l’auto peggiore è quella nuova, grossa e a nafta.
Proprio quella che avete appena comprato…

Fiat lux?

Questa la vendono già... in Svezia!

Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese in Sicilia entro il 2011 non farà più auto e forse chiuderà, lo dicono giornali e tv. Oltre al dispiacere per le molte famiglie che si troveranno coinvolte in questo dramma economico e occupazionale, molte domande si affollano nella nostra testa. Fiat, questo gigante dell’automobile, amministrato da qualche anno con piglio da capitano d’industria d’antan dall’italo-canadese-svizzero Marchionne, che prospettive si dà, oltre a quelle di massimizzare gli utili decentrando le produzioni nei giganteschi stabilimenti brasiliano e polacco (ma anche Melfi non scherza, dato che fa dieci volte più auto di Termini)? Per esempio quali sono i suoi piani in merito all’auto elettrica? Lo stato italiano, in particolare gli esecutivi nazionale e siciliano, quali piani hanno predisposto per evitare che la paventata chiusura si trasformi in un tracollo economico e sociale? Non c’è altro, oltre ai soliti incentivi per chi cambia macchina (cioè finanziamenti pubblici a pioggia alla Fiat, che in cambio scappa dalla Sicilia)? Oggi si parla di un possibile interessamento da parte di un finanziere siciliano, Simone Cimino, parente di un assessore regionale…

Batterie in affitto

Foglie di litio...
Foglie di litio...

La nuova auto elettrica di cui tutti parlano si chiama Foglia (Leaf). Un bel nome per un’auto molto coraggiosa sia come linea che come prestazioni. Dovrebbe essere su alcuni mercati (Giappone, Usa e Uk, da noi ve la sognate…) entro l’anno. Monta 220 kg di batterie ultrapiatte che possono essere ricaricate a casa in otto ore, ma con particolari stazioni di ricarica arrivano all’80% della carica in solo mezz’ora. Velocità e autonomia la rendono molto interessante come auto metropolitana: con 150 km di autonomia e una vmax di oltre 130 km/h ci potete anche andare in tangenziale. La cosa più curiosa comunque è la proposta di Nissan per ridurne il prezzo altrimenti proibitivo: prendere le batterie in affitto mensile. Se una qualche volta qui in Val Padana si volesse fare qualcosa di utile contro l’inquinamento ora lo strumento ci sarebbe, scalare l’affitto della batteria elettrica dalle tasse e mettere un tot di stazioni di ricarica rapida in giro, et voilà, ecco un buon numero di auto elettriche che compaiono sulle nostre strade, e un bel po’ di fumo in meno nei nostri polmoni…

Sognando California, o no?

Emissioni gonfiate...
Dai Arnold, sgònfiati...

Il governatore della California, l’austriaco ex campione mondiale di body building ed attore, a molti noto come Terminator, vuole ridurre le emissioni dei veicoli, che in quello stato grande due volte l’Italia ammontano al 40% del totale. Ora sono stati approvati dalla locale agenzia per l’ambiente dei provvedimenti per ridurre entro il 2020 le emissioni veicolari del 10% (rispetto al 2010!) . Bene, direte voi, meglio di niente… Il punto è però che le riduzioni dovrebbero avvenire soprattutto attraverso la produzione locale di biocarburante, per il quale dovrebbero essere realizzati ben 12 nuovi impianti di produzione. Come dovrebbe essere ormai chiaro a tutti i biocarburanti non necessariamente riducono le emissioni di carbonio, anzi… Tant’è che i brasiliani, grandi produttori di etanolo da canna da zucchero, hanno espresso forti perplessità su questa normativa “autarchica”, destinata sostanzialmente a sovvenzionare i locali agricoltori (meglio sarebbe chiamarli proprietari terrieri, data la struttura della proprietà agricola in California). E pensare che per ridurre le emissioni veicolari di ben più del 10% basterebbe adottare gli standard europei…