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Il bus più lento di Bologna

...i fisici questo lo chiamano moto browniano...

Prendiamo il caso di una facoltà di agraria di una famosa università, quella di Bologna, e mettiamoci nei panni di chi la frequenta, professori, ricercatori, studenti, visitatori.

Questa facoltà sta in periferia, una zona di recente e ancora incompleta cementificazione, di fianco al Caab (centro agroalimentare, quello che una volta si chiamava mercato generale), di fronte al centro commerciale Meraville (Decathlon, Leroy Merlin ecc.), a nord dell’ormai antico quartiere Pilastro (che tra l’altro è molto vivibile, verdissimo e ben servito).

Proviamo a raggiungere questa facoltà perché vogliamo partecipare a un convegno scientifico, magari veniamo da Milano. Con il nuovo treno veloce ci abbiamo messo si e no un’ora a raggiungere la stazione ferroviaria e ci avviamo fiduciosi a prendere il bus, numero 35 (foto).

Dopo aver faticosamente raggiunto la zona fiera ecco che il 35 riparte in direzione della facoltà ma ahimè ogni volta che il grande edificio appare all’orizzonte ecco che il malefico mezzo pubblico si allontana dalla retta via e si fa un giretto in qualche quartiere residenziale.

Risultato, arrivare da Milano a Bologna un’ora, e da Bologna stazione ad agraria… quasi un’altra ora! Chiaro che fatta una volta un’esperienza simile il frequentatore regolare cosa fa? Ovvio, si mette in macchina! Infatti il posteggio della facoltà è strapieno di automobili, moltissimi sono gli studenti, e non solo fuori sede, che in facoltà ci vanno solo guidando il proprio mezzo.

Fino a qualche anno fa la facoltà se ne stava in centro in via Irnerio, posti macchina pochissimi e quasi tutti arrivavano chi in bici chi a piedi chi in bus. Con questa nuova sistemazione, ma soprattutto con questo pessimo servizio di trasporto, l’effetto ambientale è tremendo.

Il nuovo sindaco della città di Bologna Merola pare abbia dichiarato che vorrebbe vedere tutti in giro o a piedi o in bici o in bus, allora se questo è vero deve prendere per il bavero qualcuno all’Atc e imporre che almeno una volta su due il 35 faccia il giro diretto come fanno le auto e arrivi in facoltà dalla stazione in non più di 15 minuti, cioè diventi concorrenziale col mezzo privato.

Dov’è andato il caldo?

...caldazz...

Se lo domandano tutti da qualche giorno, siamo in luglio e l’estate è già finita? Ma non ci dovevano essere estati sempre più torride? In effetti qui in Emilia-Romagna l’ondata di caldo ce l’abbiamo avuta eccome, con punte di 40 gradi e oltre in Romagna il 13 luglio scorso, poi il vento è cambiato e l’alta pressione si è spostata altrove. Le temperature registrate durante la breve ma intensa ondata di calore di inizio mese sono state allarmanti nella loro anomalia, livelli termici così alti nella nostra zona sono apparsi solo in anni recentissimi. In ogni caso esaminando la situazione globale il caldo non manca affatto, per esempio gli Stati Uniti del centro-sud  e della costa atlantica solo oggi cominciano a uscire da una morsa di calore eccezionale (record di oltre 42 °C registrato tre giorni fa a Newark, vicino a New York), che naturalmente ha fatto diversi morti. Tutte queste stranezze non dovrebbero più sorprendere, da molti anni ormai i climatologi ci assicurano che se non interrompiamo la tendenza ad inquinare l’aria con la nostra anidride carbonica non solo le temperature continueranno ad aumentare ma il tempo diventarà semprè più variabile e le vecchie regole stagionali saranno sempre meno attendibili. Tanto per tornare all’Emilia nei primi giorni di  aprile quest’anno si sono viste temperature decisamente estive, fino a 33 gradi! Dopodichè è iniziato un bimestre talmente secco che l’allarme siccità si è spento solo con le piogge di inizio giugno. Comunque l’estate non è finita, in particolare nel centro sud il caldo tornerà in agosto. E quindi buone vacanze.

Siccità, e siamo solo in maggio

Nathalie è "davvero inquieta"

In Francia c’è grande proccupazione, secondo le Monde per il ministro dell’ecologia Nathalie Kosciusko-Morizet che la Francia sia così asciutta in questi giorni è l’ennesimo segnale del riscaldamento climatico in atto. A parte la stranezza di intitolare un ministero all’ecologia (che è una scienza) invece che all’ambiente (che è un tema anche politico) le proccupazioni della bella Nathalie sono giustificate: in molte zone dell’Esagono (così i francesi chiamano talvolta il proprio paese) i terreni sembrano nelle condizioni di luglio, non certo in quelle primaverili. In effetti in aprile la Francia è stata colpita da un’ondata di caldo inusitata, con pochissima pioggia. Il punto è che il fenomeno si è verificato anche da noi. Qui in Emilia il 9 aprile scorso i termometri hanno toccato i 33 gradi, una temperatura assolutamente folle per quella data. Anche domenica scorsa 8 maggio il mercurio è salito ai trenta e anche da noi stranamente non piove da quasi due mesi, ma non c’è alcun ministro o ministra che se ne preoccupi. Mavalà?

Arriva la nube

gli strani giri del fumo di Fukushima

E tutti si preoccupano, giustamente. Per vedere cosa hanno calcolato i modelli in merito alla traiettoria dei fumi radioattivi provenienti dall’altra parte del mondo bisogna andare sul sito dell’agenzia per la sicurezza nucleare francese (appare uno schermo nero, premere il tastino play in basso a sinistra). Sono immagini piuttosto inquietanti che mostrano come in pochi giorni il materiale che brucia a Fukushima sia arrivato in Europa. Per essere rassicurati consultare invece la pagina informativa dell’Ispra, l’istituto nazionale per l’ambiente di Roma. Arpa Emilia-Romagna nella sua home page ospita invece dei bollettini numerici quotidiani dove il ben noto simbolo della radioattività invece che nel solito allarmante giallo è immerso in un più rassicurante fondo verdino. Nel caso siate confusi dalla babele di unità di misura è bene sapere che la radioattività si misura in bequerel per metro cubo (Bq/m3) mentre la dose assorbita in microsievert (μSv, il livello naturale sta tra i 60 e i 240). In sostanza la prima unità si riferisce alla frequenza dei decadimenti isotopici che generano la radiazione mentre la seconda è la quantità di energia assorbita da un kg di materia.

Il clima che cambia spiegato ai ragazzi (8)

butta il suv e monta in sella!

Energia senza carbonio: consumarne meno

Una cosa grave che capita con l’energia è che moltissima di quella prodotta bruciando combustibili fossili viene sprecata senza alcuna utilità. Un esempio clamoroso è quello dei motori a scoppio, che hanno un rendimento talmente basso da buttare via  tre quarti dell’energia contenuta nel carburante. Continua a leggere Il clima che cambia spiegato ai ragazzi (8)

Cuocere a fuoco lento

...un caso esemplare?

Se uno fissa la lancetta dei minuti, è praticamente impossibile vederla muoversi, ma basta distrarsi un momento per scoprire che si è spostata, e magari si è fatto tardi. Una cosa simile accade con i figli, i genitori che li hanno intorno tutti i giorni non se ne accorgono, ma chi li vede ogni tanto appena entra in casa esclama “Dio, come sono cresciuti!”. È così anche col clima, giorno per giorno ci cuoce a fuoco lento e nessuno se ne accorge, distratti come siamo dalle oscillazioni quotidiane tra maltempo e bel sole, ma basta ripercorrere i dati degli ultimi decenni, come fanno i climatologi, per scoprire che la temperatura è cresciuta a velocità allarmante, per esempio un grado in vent’anni, come si può leggere nel recente atlante climatico della regione Emilia-Romagna. Cosa vuoi che sia un grado, direte voi, quando si può passare da zero a venti gradi nell’arco di un mattino primaverile… Invece se questo grado nel giro di altri vent’anni diventano due, è come se l’Emilia fosse climaticamente “scesa” a Roma (senza i vantaggi del ponentino), e se a fine secolo diventano cinque, ecco che l’Emilia è arrivata in Africa, e i nostri nipotini con lei. In sostanza la lancetta continua impercettibilmente a scivolare verso il caldo insopportabile, anche se noi terrestri parliamo d’altro, anzi proprio perché noi parliamo d’altro, invece di pensare a come staccare la spina all’orologio del cambiamento climatico che abbiamo inavvertitamente acceso, dando fuoco ogni giorno, come facciamo, a ben 85 milioni di barili di petrolio, a non so più quante navi di carbone e chilometri cubi di gas. Tutta colpa dei cinesi, si dice in giro, e nessuno riflette che ormai ogni cosa che compriamo qui da noi (dalle sorpresine Kinder fino ai computer come quello che uso per scrivere queste note) è fatta in Cina, su ordinazione occidentale. I cinesi non sono certo responsabili delle oltre 500 miliardi di tonnellate di CO2 scaricati in aria da noialtri prima che cominciasse il loro recente sviluppo industriale. Ma da sei mesi in Cina c’è una spaventosa siccità nelle zone normalmente più piovose del sud, e in Brasile sono cadute in qualche giorno sulle favelas di Rio piogge mai viste prima per quantità e periodo. Ma non tocca solo ai poveri: solo poche settimane fa, mentre eravamo distratti del terremoto cileno, i francesi hanno avuto oltre cinquanta morti e danni enormi sulla costa atlantica quando la tempesta Cinzia ha disfatto le dighe litoranee (foto) e portato l’Atlantico in casa alla gente che ci dormiva tranquilla. L’ondata di calore dell’estate 2003 ha fatto oltre 50mila morti in Europa, di cui 18mila da noi, nel ricco nord Italia, ricordate? Allora, è la fine del mondo? Non ancora, credo, ma se non ci svegliamo potrebbe diventarlo presto. Le soluzioni ci sono ma bisogna costringere la politica a mettere subito il problema in agenda, e questo possiamo farlo solo noi, se da cittadini isolati diventiamo opinione pubblica.

Cinque mesi d’estate?

Stai fresca...

Dopo sei mesi super piovosi scoppia di botto un caldo agostano (ieri 36 gradi e oltre in alcune zone della pianura emiliana), solo che siamo in maggio e in campo c’è il grano ancora verde… Per chi non è pratico di agricoltura questa osservazione può sembrare poetica o peregrina, ma non lo è affatto, il grano con un caldo così può letteralmente schiattare (gli agronomi la chiamano “stretta da caldo“) e le perdite produttive possono arrivare anche al 50%. Le previsioni stagionali non lasciano presagire granché di buono e quindi qui al nord possiamo dichiarare aperta la grande estate calda del 2009. Naturalmente speriamo di sbagliare e torneremo su questa previsione tra cinque mesi, già perchè ormai l’estate si prolunga sempre fino a ottobre… E, intendiamoci subito, se qualcuno chiede “ma questa anomalia non sarà mica da attribuirsi al cambiamento climatico?” noi rispondiamo subito… e invece sì. Smettiamola di illuderci, ogni anomalia calda che non venga seguita da una fredda uguale e contraria comporta un innalzamento della temperatura media. Persino durante i citati sei mesi di cattivo tempo che si sono conclusi il mese scorso, ogni volta che smetteva di piovere o nevicare, le temperature balzavano oltre le medie stagionali. Risultato: il clima ha continuato a scaldarsi. Un esempio di questi effetti (per la sola Emilia-Romagna) si può esaminare consultando il bollettino che produco ogni quattro mesi per l’ufficio. Un po’ arido magari ma impietoso: c’è scritto che se tutto continua ad andare avanti così, “business as usual” come dicono gli americani, ci ritroveremo nel 2020 a quasi un grado sopra il 1990. e nel 2100 a +3. Come se il nord avesse cominciato un viaggio verso il sud, o viceversa, duecento chilometri ogni trent’anni… Buon viaggio.

Forza col vento in montagna!

Montecreto, prossima patria emiliana delleolico
Montecreto, prossima patria emiliana dell'eolico

In Italia il grosso dello sviluppo eolico è in meridione, ma il vento non manca anche nel nord, specie sui monti. L’energia dal vento, è bene ricordarlo per l’ennesima volta, è assolutamente pulita, le macchine che la producono sono (relativamente) facili da montare e da rimuovere, non producono radiazioni, gas tossici e aiutano a ridurre l’impatto umano sul clima. E’ di questi giorni la notizia che anche in Emilia-Romagna siamo prossimi all’approvazione di un parco eolico di tutto rispetto sulle falde del Monte Cimone, la vetta più alta della regione, nota a tutti gli appassionati di sci del modenese e delle province limitrofe e sede di una base militare dell’Aeronautica e di un laboratorio scientifico del Cnr. La nuova centrale sarà composta da quattro macchine da 1,5 MW alte 65 m, che forniranno corrente e reddito. La corrente dovrebbe servire a cancellare almeno in parte le emissioni serra dovute agli impianti di risalita del comune di Montecreto mentre il reddito dovrebbe fluire nelle casse della società Cimoncino, di cui è proprietaria anche Nicoletta Mantovani, la vedova Pavarotti. Questo almeno è quel che si capisce a leggere le un po’ confuse cronache giornalistiche locali. Se siete più informati il posto per i commenti c’è.

turbine eoliche contro il turbogas

In tutta Italia sorgono comitati che cercano con maggiore o minore successo di contrastare l’attivazione di nuove centrali elettriche a gas naturale, le famose turbogas. Ad esempio vicino a Bologna ne vogliono costruire una al posto di una cartiera ormai chiusa, nella valle del fiume Reno, e questo suscita preoccupazioni da parte dei Verdi e petizioni di cittadini. Al di là dei giustificati allarmi per la prevista produzione di polveri sottili e di altri inquinanti qui vogliamo mettere in evidenza che una centrale a turbogas da 60 MW elettrici, come quella prevista dal protocollo tra Regione e il costruttore Dufenergy potrebbe essere sostituita da generatori eolici dislocati sulle creste appenniniche dove è maggiore la ventosità. Gli attuali generatori eolici hanno una taglia tipica da 1,5 MW e quindi ne basterebbero un centinaio, senza alcuna emissione di anidride carbonica nè di altri inquinanti. Bisognerebbe prendere esempio dall’Assia, regione tedesca dove all’inizio del 2008 la socialdemocratica Ypsilanti si è presentata alle elezioni proponendo di sostituire due centrali nucleari con ben 1700 impianti a fonti rinnovabili, e ha vinto!