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Il clima che cambia spiegato ai ragazzi (4)

Brucia, petrolio, brucia

Nonostante l’enorme quantità di plastica che viene prodotta, la stragrande maggioranza del petrolio estratto dal sottosuolo è trasformata in carburanti (benzina, gasolio, cherosene ecc.) e bruciata in motori o caldaie. Pensate che ogni giorno nel mondo si consumano 85 milioni di barili di petrolio, ogni barile sono 150 litri circa e quindi facendo due conti si scopre che ogni abitante del pianeta Terra brucia in media quasi due litri al giorno di petrolio!

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Sette miliardi, e non tutti sazi

...meglio la polenta...

Avrete forse notato in edicola la copertina di National Geographic che “lancia” i sette miliardi di abitanti umani previsti per la fine di quest’anno (bellissimo il video spot sul sito). Solo dodici anni fa eravamo in sei miliardi mentre alla mia nascita, nel lontano 1958, il mondo non superava i 3 miliardi di abitanti. Ogni anno 80 milioni di nuove bocche da sfamare si aggiungono a quelle già presenti, se preferite sono 200mila al giorno. La popolazione non cresce solo nei paesi poveri, per esempio negli Stati Uniti c’è un nuovo abitante ogni otto secondi. Va comunque detto che la crescita sta drasticamente rallentando, tanto che i demografi delle Nazioni unite ritengono che dal 2050 in avanti, dopo aver raggiunto un picco di nove miliardi, la popolazione umana comincerà a calare, dato che in verità il suo tasso di aumento non fa che diminuire, e a un certo punto si invertirà. Ma fino ad allora (e anche dopo), riusciremo a nutrire così tanta gente? Parrebbe di sì, le terre non mancano e non sono ancora tutte coltivate (come dimostra la corsa all’accaparramento di terreni africani da parte di cinesi ed emiri); le rese medie dei cereali sono cresciute ancora e la ricerca agronomica per migliorarle non rallenta, però c’è un però. Il problema ce lo descrive in dettaglio il vecchio ma sempre lucido Lester Brown, che in un recente intervento su Foreign Policy dipinge l’incombente crisi alimentare, alimentata da numerosi fattori collegati sia al versante della domanda (che continua a salire per il fattore demografico suddetto, ma anche per la crescente ricchezza che induce a consumi sempre meno vegetariani e per la folle conversione – sovvenzionata – di cereali in etanolo per autotrazione) sia al versante dell’offerta (erosione dei suoli, scarsità idrica crescente, ondate di calore, alluvioni, tutti fattori che limitano la produzione). La domanda globale di cereali è raddoppiata passando dai 21 milioni medi degli anni 90-2005 ai 41 milioni degli ultimi cinque anni. I prezzi ne risentono al punto che in diversi paesi ci sono rivolte per il pane (o la tortilla, nel caso del Messico). Per evitare che le cose precipitino ulteriormente Brown raccomanda di diminuire le spese militari ed investire risorse per la conservazione del suolo e dell’acqua, la protezione del clima e la ricerca agricola. Chissà chi gli darà retta…

Benvenuto CliMario

Unaltro dizionario...
Un altro dizionario...

Un po’ per noia e un po’ per passione ho aggiunto a Pianetaserra una nuova pagina, un dizionario climatico che speriamo risulti utile ai miei (pochi) lettori. Si chiama CliMario e per ora contiene qualche decina di voci, tutte interconnesse, secondo la logica dell’ipertesto. La cosa è nata dalla constatazione che opere simili in circolazione sul web contengono diversi svarioni, che per carità di patria non cito. E visto che nessuno è senza peccato a questo punto dichiaro aperto anche CliMario per la caccia all’errore. Buona consultazione!

Sognando California, o no?

Emissioni gonfiate...
Dai Arnold, sgònfiati...

Il governatore della California, l’austriaco ex campione mondiale di body building ed attore, a molti noto come Terminator, vuole ridurre le emissioni dei veicoli, che in quello stato grande due volte l’Italia ammontano al 40% del totale. Ora sono stati approvati dalla locale agenzia per l’ambiente dei provvedimenti per ridurre entro il 2020 le emissioni veicolari del 10% (rispetto al 2010!) . Bene, direte voi, meglio di niente… Il punto è però che le riduzioni dovrebbero avvenire soprattutto attraverso la produzione locale di biocarburante, per il quale dovrebbero essere realizzati ben 12 nuovi impianti di produzione. Come dovrebbe essere ormai chiaro a tutti i biocarburanti non necessariamente riducono le emissioni di carbonio, anzi… Tant’è che i brasiliani, grandi produttori di etanolo da canna da zucchero, hanno espresso forti perplessità su questa normativa “autarchica”, destinata sostanzialmente a sovvenzionare i locali agricoltori (meglio sarebbe chiamarli proprietari terrieri, data la struttura della proprietà agricola in California). E pensare che per ridurre le emissioni veicolari di ben più del 10% basterebbe adottare gli standard europei…