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All’ambiente il grand commis del ministero

...forse era meglio prima...

Corrado Clini fino all’altro giorno era un nome conosciuto solo agli addetti ai lavori. Oggi è ministro dell’ambiente, dopo la figlia bionda degli industriali chimici Prestigiacomo, e soprattutto dopo ben altri personaggi come l’indimenticato Edo Ronchi o il professor Giorgio Ruffolo (non menziono Pecoraro Scanio perché nonostante alcuni indubbi meriti politici è stato travolto forse immeritatamente dai rifiuti di Napoli e da alcuni comportamenti non molto consoni al suo ruolo). Corrado Clini non è un uomo politico, ma è comunque abbastanza difficile definirlo un tecnico, dato che la sua formazione di medico non è proprio la più adatta a trattare di questioni come il clima, dove in effetti l’Italia ha fatto spesso in questi anni la figura della bimba riottosa trascinata da mamma Europa. Quello che invece Clini ha saputo fare bene negli ultimi vent’anni è stato galleggiare nei più alti ranghi funzionali del ministero, qualunque fosse il colore del governo in carica, assumendo posizioni flessibili in base all’aria che tirava e concentrando incarichi sulla sua persona. E che non sia proprio un ambientalista si è capito subito ieri, quando è riuscito a suscitare le ire degli ecologisti tirando fuori di nuovo pubblicamente il nucleare, sepolto dalla valanga di voti dell’ultimo referendum. Chi ben comincia…

Un supereroe per le rinnovabili?

Peter Parker salvaci tu...

E’ difficile capire che destino aspetta il settore italiano delle fonti rinnovabili. L’altro giorno il ministro Romani dava della “matta” alla ministra dell’ambiente Prestigiacomo, nel contesto della discussione sul nuovo conto energia (il quarto). La settimana prima la rinuncia (?) al nucleare dopo anni di bombardamento mediatico sulla sua inevitabilità e assoluta sicurezza (chiamiamolo effetto Fukushima, che in Svizzera ha portato persino alla censura dei Simpson). Quel che resta certo è l’impegno europeo che si ciamo presi per il 2020, 17% dell’energia nazionale (tutta l’energia, non solo l’elettrico) prodotta con le rinnovabili, e costi salatissimi se non ci arriviamo. Il settore eolico (fino al 2009) e solare (fino al 2010) sembravano lanciatissimi, le biomasse idem. Ci sono state forsennate campagne di stampa prima contro i mulini a vento della mafia poi contro i pannelli fv che danneggiano i siti archeologici. I politici ingenui si sono messi paura e quelli “furbi” ne hanno approfittato. E ora è tutto appeso a un filo, e in cima al filo il ragno governativo ammazza-rinnovabili. Per combattere il ragno ci vorrebbe Spiderman, ma dev’essere impegnato altrove. In effetti nel resto del mondo le cose continuano a procedere a gran velocità, per esempio l’eolico ha raggiunto e superato ad oggi i 240 GW installati (cifra paragonabile alla potenza nucleare della Francia, che ha 58 centrali) ma in Italia Anev (l’associazione industriale di settore) avverte che se non escono “i Decreti Ministeriali attesi in applicazione del D. Lgs. 28/2011” siamo fritti e le installazioni si bloccano. Per avere un’idea dello stato in cui versa il fotovoltaico dopo le mazzate governative basta guardare i commenti sul sito Gifi (rappresentanza di aziende del settore). Ne citiamo uno per tutti, di un certo Marco, redatto per colmo di ironia il primo maggio, festa del lavoro: “A fine maggio avrei dovuto firmare il contratto a tempo indeterminato, a oggi dal primo giugno sono a spasso”. Forza Spiderman, che abbiamo bisogno di te!

Prestigiacomo, zero in clima

Chi non occupa si preoccupa...

Se uno ha pazienza e aspetta che l’esangue sito del ministero dell’ambiente si apra, ci trova queste frasi, attribuite al ministro. «Le indiscrezioni diffuse oggi sulla bozza di accordo proposta dalla presidenza danese per la conferenza di Copenaghen e le reazioni da parte indiana indicano come il negoziato sia giunto ormai al cuore del problema: il rapporto fra paesi industrializzati e paesi emergenti. Ed il susseguirsi di aperture ed irrigidimenti va letto anche nell’ottica della trattativa in corso. Probabilmente fra due settimane a Copenaghen non sarà firmato un accordo legalmente vincolante. Sarà invece possibile raggiungere una intesa politica forte che rimandi ad un trattato vincolante a breve. E questo non sarà certo un fallimento ma il primo dei due tempi di un accordo storico sul clima condiviso da tutti i paesi del mondo». E’ tutto. A parte l’italiano assai politichese non c’è niente di più di una risciacquatura di notizie d’agenzia. Ci si domanda a cosa serva avere un ministro dell’ambiente che a pochi giorni dall’apertura della conferenza di Copenaghen non sia in grado di dire qualcosa più di questo. Sarà che il ministro è preoccupato solo dall’occupazione del tetto di via Casalotti da parte dei ricercatori precari licenziati in massa da Ispra? A proposito di Ispra, anche per il sito del nostro istituto superiore ambientale (una creatura di Prestigiacomo) Copenaghen non esiste… Per confronto e per capire meglio in che mani siamo fatevi un giro sul sito del ministero inglese per l’energia e il clima oppure su quello francese dell’ambiente.

L’offshore a Termoli si fa?

Speriamo ce la facciano
Speriamo ce la facciano

Dopo l’approvazione ministeriale del decreto di valutazione d’impatto ambientale da parte del ministro Prestigiacomo, sembra riaperta la strada per la prima centrale eolica marina d’Italia, di cui abbiamo già scritto un anno fa. A giudicare però dalle prime dichiarazioni di Di Pietro, molisano doc, la strada sembra tutt’altro che spianata. Staremo a vedere… Da notare comunque che insieme alla centrale eolica, Prestigiacomo ha autorizzato una caterva di impianti petrolchimici e termoelettrici di ben altro impatto. Su questi però tutto tace.