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La destra inglese e l’ambiente

Cameron e Clegg a Downing street

Per fare il nuovo governo inglese i conservatori e i liberaldemocratici hanno steso un accordo programmatico, qui di seguito la parte ambientale.

Verrà costruita una rete elettrica intelligente e distribuiti contatori intelligenti. Verrà istituito il ritiro a pagamento della corrente autoprodotta e verranno riemessi i certificati verdi per le rinnovabili. Verrà promosso un grande recupero di energia dai rifiuti (digestione anaerobia). Verrà creata una banca per gli investimenti verdi. I risparmi nelle importazioni energetiche verranno destinati al miglioramento della produzione interna. Mantenimento dei certificati di efficienza energetica per gli immobili e abolizione degli altri documenti di compravendita. Misure di sostegno all’energia marina. Imposizione della cattura e stoccaggio della CO2 alle nuove centrali termelettriche a carbone. Costruzione di una rete ferroviaria ad alta velocità. Cancellazione della terza pista programmata per l’aeroporto di Heathrow. Rifiuto di fare nuove piste a Gatwick e Stansted (gli altri due aeroporti londinesi). Sostituzione della tassa per passeggero con quella per volo (scoraggia i voli semivuoti). Fissazione di un prezzo minimo per il carbonio e impegno per convincere la Ue ad attivare pienamente il mercato degli scambi di emissione ETS. Importazione e possesso di legname illegale diventeranno crimini. Promozione degli spazi e corridoi verdi per contrastare la perdita di habitat e di biodiversità. Rete nazionale per la ricarica di veicoli elettrici e ibridi. Investimenti per la cattura e stoccaggio del carbonio in quattro centrali termoelettriche a carbone, e impegno a ridurre del 10% le emissioni del settore pubblico entro 12 mesi. Ampliare lo spazio per le rinnovabili in base alle indicazioni del comitato nazionale sui cambiamenti climatici. Sul nucleare le posizioni sono diverse: i libdem sono contro qualunque nuova centrale mentre i conservatori sono favorevoli alla sostituzione delle vecchie attraverso un nuovo processo di autorizzazione e senza sovvenzioni pubbliche. La discussione sul punto è demandata al parlamento previa presentazione di un piano governativo, con l’accordo che i Libdem si asterranno e che sulla questione non si potrà porre la fiducia.

Se non ci credono loro…

Le tasse sono bellissime...
Le tasse sono bellissime...

Secondo il Guardian di oggi un’indagine demoscopica condotta tra scienziati ed esperti di clima che hanno partecipato al recente congresso climatico di Copenhagen ha concluso che nove su dieci tra loro pensano che le politiche climatiche attuali non riusciranno a contenere il riscaldamento globale al di sotto di due gradi a fine secolo e che probabilmente nel 2100 il livello delle temperature globali si attesterà su +4 o anche +5 gradi rispetto all’era preindustriale. Non è una buona notizia, significa che l’occhio critico degli esperti guarda con scetticismo alle politiche messe in campo finora dai governi e implicitamente domanda di fare di più, molto di più di quel che stiamo facendo. Cos’è che si dovrebbe fare allora? Qui usciamo dal campo strettamente scientifico per passare a quello politico-economico. Secondo Jeffrey Sachs (foto), direttore dell’influente Earth Institute, Columbia University, la soluzione europea delle quote e del mercato di emissioni ETS non funziona, ci vuole invece un sistema di tassazione diretta delle emissioni (la cosiddetta carbon tax) a carico degli emettitori. Il dibattito è formidabile, se volete averne una vaga idea date un’occhiata qui. C’è da perderci la testa (o la Terra?).

Soffia il vento e calan le emissioni…

Macchine da 6 megawatt... in Germania.
Macchine da 6 megawatt... in Germania.

Due notiziole primaverili: (1) gli spagnoli in marzo hanno fatto il nuovo record, per un attimo hanno fornito il 40% dell’elettricità alla rete solo col vento. Tanto per corroborare la notizia nel mese di febbraio tra vento e acqua le rinnovabili spagnole hanno garantito un terzo di tutta la corrente consumata nel paese. (2) Nel 2008, complice la crisi, le emissioni di CO2 conteggiate dal sistema europeo ETS sono calate del 5-6% rispetto all’anno prima, passando da 2160 a 2030 milioni di tonnellate (stime preliminari soggette a verifica). Buona Pasqua.

Il pane e la bici

La bici del pane...

Secondo New Scientist (n. 2682 del 15 novembre 2008, p. 38) se un ciclista fa tutti i giorni una dozzina di km per andare e tornare da scuola o dal lavoro, in un anno consuma l’equivalente di 22 chili di pane integrale (50mila calorie). Secondo i redattori del settimanale scientifico inglese, per produrre ogni kg di pane vengono emessi circa 1,1 kg di carbonio, quindi le emissioni annuali del ciclista sono di soli 24 kg di carbonio, molto meno di qualunque mezzo pubblico, che di carbonio per lo stesso percorso ne fa almeno 164 kg l’anno per passeggero (in Inghilterra moltissimi treni sono a nafta, per l’Italia presumibilmente il conto scende un po’ dato che i motori elettrici sono più efficienti di quelli diesel e una piccola parte dell’elettricità usata dai treni è prodotta da fonti rinnovabili).
Incentivare il pendolarismo ciclabile è quindi molto importante purché le aziende di trasporto pubblico riducano progressivamente il numero di corse e/o le dimensioni dei mezzi che usano mentre il ciclismo cresce. Se invece le aziende di trasporto locale o le ferrovie non adeguano prontamente il servizio al calo della domanda flessibilizzando opportunamente l’offerta, il ciclismo urbano (sostitutivo del mezzo pubblico) non riesce ad avere alcun effetto climatico positivo. Naturalmente se il ciclista invece del mezzo pubblico abbandona la moto o addirittura l’auto, il beneficio è enorme. Sul percorso del nostro ciclista una moto media emette infatti 192 kg l’anno (80 g/km, 200 viaggi a/r di 12 km) mentre l’auto media almeno il doppio (e stiamo trascurando del tutto le emissioni causate dalla produzione dei mezzi di trasporto stessi, un bici pesa intorno a 15 kg, una moto almeno 200 e un’auto almeno 1000).
Se però l’auto viaggia piena (per esempio con 4 car poolers), batte il mezzo pubblico… ecco perché di ogni politica mirata alla mitigazione bisogna sempre fare un’accurata valutazione quantitativa sia durante la fase progettuale che durante la sua attuazione. Le politiche devono anche essere dotate di opportuni meccanismi di aggiustamento che consentano di tener conto delle valutazioni in corso d’opera, per massimizzarne gli effetti benefici.
Ad esempio se si investe sulla ciclabilità urbana e periurbana (o interurbana) senza incentivare l’uso delle nuove infrastrutture, e senza disincentivare al contempo l’uso del mezzo privato sui medesimi percorsi, si corre il rischio di aumentare le emissioni invece di ridurle, a causa dei lavori di costruzione e delle emissioni dei materiali utilizzati per costruire le piste e attrezzarle.
Insomma, la protezione del clima non si improvvisa, e non si vive di solo pane e bici…

Volare, oh oh

Volare meno, volare basso...
Volare meno, volare basso...

Mi piace volare, ma lo faccio sempre meno. Voi direte che dipende dai prezzi, oppure dalla scomodità di stare a girare per aeroporti, e invece no, lo faccio sempre meno perché non ho voglia di emettere altro carbonio. Ogni volo infatti comporta enormi consumi di carburante, che aumentano se il volo non è diretto (molti decolli, molto carbonio). Per esempio Air France sul suo sito mi dice che un Bologna-Helsinki via Amsterdam (a/r) spara in aria per ogni passeggero 700 kg di CO2 (se il volo è mezzo vuoto naturalmente la cifra pro capite cresce ancora di più). In automobile ci giro due mesi per emettere 700 kg, e siamo sempre in quattro, quindi quel singolo volo equivale alle mie personali emissioni di otto mesi di viaggi in macchina. Vabbè, sono fatti tuoi, diranno i miei pochi ma affezionati lettori. Ora però cominciano a uscire notizie di ricerche condotte sulle emissioni di carbonio dovute ai voli dei ricercatori, in particolare dei ricercatori che si occupano di clima, e i dati sono allarmanti. Nature riferisce in un recente pezzo che i ricercatori dell’istituto norvegese di studi atmosferici Nilu fanno ben 24 voli l’anno ed emettono di conseguenza qualcosa come 4-6 tonnellate di anidride carbonica a testa. Non vorrai mica fermare la ricerca climatica, dirà qualcuno? Certamente no, però un po’ di attenzione è necessaria. Quel congresso, è indispensabile che ci vada? Quella riunione non può essere sostituita da un forum online oppure da uno scambio di email? Posso cercare un treno che arrivi a Vienna o a Parigi, invece di andarci in aereo?  Inoltre è possibile almeno provare a compensare le emissioni (il cosiddetto carbon offsetting) dei voli reputati indispensabili attraverso dei meccanismi di finanziamento di progetti per la riforestazione oppure per la produzione di energia rinnovabile, come fanno da anni alcuni ricercatori del Politecnico di Zurigo, che per ogni volo si tassavano per sostenere un progetto in Costarica e che ora gestiscono un’organizzazione denominata Myclimate, reputata tra le più affidabili del mondo in questo settore (tra parentesi il volo di cui sopra secondo Myclimate emette più di una tonnellata e ci vogliono 40 franchi svizzeri per compensarne le emissioni). Naturalmente queste misure personali non bastano, l’aviazione civile sta crescendo troppo in fretta e la Ue  sta lavorando per tassare le emissioni dei voli nell’ambito del sistema europeo di scambio delle emissioni ETS.

anche gli aerei, ma dal 2012

Joshua Davis
Foto: Joshua Davis

Il Parlamento europeo ha approvato lo scorso 8 luglio 2008 a grande maggioranza (640/690) di includere dal 2012 le emissioni serra degli aerei nel sistema di scambio europeo delle emissioni ETS dal 2012. Dettagli (in inglese) qui. I passeggeri dovrebbero vedere aumenti dei biglietti compresi tra 4 e 36 euro a volo.

Fonte: The Letter, Fondation Robert-Schumann