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Pachamama a Cochabamba

Senza cravatta, ma con le idee chiare...

Meglio che le soluzioni al problema climatico le cerchino quelli che ne soffrono le maggiori conseguenze, è questo l’assunto che ha portato il presidente della Bolivia Evo Morales (foto) a convocare a Cochabamba la Conferenza dei popoli sui cambiamenti climatici e i diritti della Madre Terra (che in quechua si chiama Pachamama). La conferenza si è aperta ieri in un variopinto scenario di vesti tradizionali, e se ne possono avere notizie in tempo reale dal sito ufficiale. La Bolivia insieme ad altri sette paesi rifiutò lo scorso dicembre di firmare l’accordo di Copenaghen, accusando le nazioni industrializzate di voler scaricare su quelle povere l’onere del problema climatico ed è già stata punita per questo dagli Stati Uniti, che hanno ritirato aiuti per milioni di dollari come riferisce il puntuale Guardian.

La conferenza climatica di Bolivia

Altro che Obama...

Il londinese Guardian ci informa con un articolo dell’ambasciatore di Bolivia alle Nazioni Unite, Pablo Solón-Romero, che per rimediare ai guasti prodotti a Copenaghen, il prossimo mese il suo paese terrà una nuova conferenza mondiale sul clima, in cui però stavolta dovrebbero essere i popoli a parlare e i governi ad ascoltare. Alla Conferencia Mundial de los Pueblos sobre el Cambio Climático y los Derechos de la Madre Tierra che si svolgerà in quel di Cochabamba dal 19 al 22 aprile 2010 la partecipazione è libera ma i lavori saranno molto impegnativi (ci saranno ben 17 diversi gruppi di lavoro) e verteranno sui veri problemi che incombono sui popoli, in particolare quelli del sud del mondo, e non su “finanza, mercati del carbonio, competitività di paesi ed aziende, opportunità d’affari” come è accaduto a Copenaghen secondo l’ambasciatore. I boliviani non scherzano, tanto che durante la conferenza sarà possibile partecipare a un referendum globale che potrebbe condurre miliardi di persone ad esprimere il proprio parere sulla questione climatica. Preparate la matita, pardon, il mouse.